Ubicato nella regione storica della Trexenta, in uno scenario paesaggistico ricco di frutteti e agrumeti, Sant'Andrea Frius confina con i paesi di Senorbì, San Basilio, Ortacesus e Barrali. L'abitato, le cui radici affondano in epoca punica e romana, svolse per lungo tempo il ruolo di stazione di penetrazione verso il centro dell'Isola, lungo il tracciato da Cagliari ad Isili. Ma nel centro abitato sono state rinvenute testimonianze di cultura materiale protosarda, come il ricco corredo funerario di una tomba a cassone. Nel Medioevo, periodo in cui il suo toponimo era semplicemente Frius, il paese apparteneva alla giurisdizione distrettuale della curatoria di Trexenta, del Giudicato di Calari. Disabitato dopo il 1359, sotto la dominazione spagnola, il paese venne poi ripopolato fra le fine del Seicento e gli inizi del Settecento da genti provenienti probabilmente da Ortacesus, alle quali si deve l'attuale configurazione urbana del paese, con una rete di stradine insistenti intorno alla chiesetta di Sant'Andrea.
Da questo momento il toponimo incluse Sant'Andrea, che indica la nuova fase della sua storia, e Frius, in memoria del periodo medioevale. Successivamente l'abitato venne incluso nel feudo degli Alagon marchesi di Villasor. Esso si dispone a circa 300 metri sul livello del mare, in un territorio ricco di reperti fossili. Di interesse storico, menzionata dalle fonti, è la chiesa di Sant'Andrea, probabilmente costruita su una preesistente ed oggi arricchita da un mosaico policromato sul frontone della facciata, dove è raffigurato il santo titolare in atto di pescare. All'interno del paese sorge anche la chiesa di Sant'Isidoro, mentre i ruderi della chiesa della Madonna di Bonaria si trovano in periferia, ai bordi della strada per Coxinas. Le strade di Sant'Andrea Frius si vivacizzano in occasione della festa di Sant'Andrea, che si svolge dal 24 al 26 maggio, detta "sa festa manna" e dedicata al santo patrono.
In tale occasione Sant'Andrea Frius accoglie numerosi fedeli provenienti dalla Trexenta e del Gerrei che si uniscono agli abitanti del paese per creare una folta processione verso la parrocchiale. Ulteriore occasione di aggregazione collettiva è rappresentata, l'ultima settimana di maggio, dalla festa di Sant'Isidoro, patrono dei contadini e dei pastori, che prevede una sfilata con il simulacro del santo accompagnata da carri addobbati a festa e riccamente decorati: un tripudio di colori fra religione e divertimento. A Carnevale, il giorno della Pentolaccia, si compiono sfrenate corse di cavalli.