Sulky sorgeva nel luogo dell'odierna Sant'Antioco, nell'omonima isola. I resti dell'insediamento arcaico sono costituiti da una sovrapposizione di ambienti rettangolari e quadrangolari, secondo uno schema ortogonale semplice. L'insediamento di Sulky venne penalizzato dalla conquista cartaginese dell'isola, anche se, dal IV secolo a.C. sono numerosi i resti di età punica che ne attestano la ripresa economica e il rinnovato ruolo di capoluogo di una regione ampia e fittamente popolata.
Nel IV sec. a.C. si colloca lo sviluppo della cinta muraria fortificata, completata da alcune torri, una porta a vestibolo con due leoni monumentali e una sorta di fortilizio ubicato nella zona del tofet. Proprio il tofet, situato all'estremità settentrionale dell'abitato, in località Guardia de Is Pingiadas, costituisce uno degli elementi di continuità di vita più significativo della storia dell'antica colonia. Infatti, il primo impianto del santuario è da collegarsi al primo periodo di vita dell'insediamento, con il rinvenimento di oggetti di derivazione nuragica, sintomo di un integrazione pacifica del popolo levantino con le genti locali. La necropoli punica di Sulky è attualmente una delle importanti del Mediterraneo, con un numero di tombe molto esteso (circa 1500), la cui cronologia va dai primi anni del V alla fine del III sec. a.C. La necropoli fu ampiamente riutilizzata in età romana.
Della fase repubblicana sono un tempio e un monumento noto con il nome di "Sa Presonedda": un piccolo mausoleo a struttura piramidale, in grandi blocchi squadrati, databile al II sec. a.C.
La svolta nella storia urbanistica di Sulci si colloca nel passaggio dalla fase repubblicana alla fase imperiale, e in particolare il momento (con ogni probabilità da collocare intorno al 48 d.C.) in cui Sulci acquisì il rango di "municipium" e i suoi cittadini vennero iscritti nella tribù Quirina.
Lo scavo dell'area del Cronicario ha messo in luce due isolati di case realizzate nel I sec. d.C. e abbandonate circa un secolo dopo. Il foro della città doveva essere localizzato nel sito di Su Narboni. Nel 1984 furono identificati i resti dell'anfiteatro del II sec. d.C.
Partendo dalla SS 130 in prossimità di Iglesias, si percorre la strada in direzione di Sant'Antioco attraverso la SP 126. Oltrepassati Carbonia e San Giovanni Suergiu, si prosegue fino a raggiungere l'isola di Sant'Antioco, collegata alla terraferma da un ponte.
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