Si percorrono circa 30 km a S da Castelsardo, fino ad arrivare a Martis.
Il contesto ambientale
La chiesa di San Pantaleo si trova all'immediata periferia campestre del paese. Il toponimo è documentato dal 1341.
Descrizione
La chiesa di San Pantaleo a Martis rappresenta l'esempio più compiuto e coerente di linguaggio gotico-italiano, trapiantato in Sardegna prima che la conquista aragonese vi diffondesse quello proprio delle maestranze gotico-catalane. Mancano notizie documentarie sulla fabbrica, ascrivibile al primo quarto del XIV secolo per via dei caratteri formali.
La pianta è a tre navate divise da pilastri, con abside a E. I paramenti murari sono in conci calcarei di media pezzatura. Le tre navate sono voltate a crociera. In facciata si apre un grande rosone in asse col portale.
Storia degli studi
La chiesa è menzionata da Vittorio Angius (1842) e da Dionigi Scano (1907). Il primo inquadramento storico-artistico fu dato da Raffaello Delogu (1953), mentre la scheda più aggiornata è di Roberto Coroneo (1993).
Bibliografia
V. Angius, voce "Martis", in G. Casalis, Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il re di Sardegna, X, Torino, G. Maspero, 1842, pp. 241-215;
D. Scano, Storia dell'arte in Sardegna dal XI al XIV secolo, Cagliari-Sassari, Montorsi, 1907, pp. 411-412;
R. Delogu, L'architettura del Medioevo in Sardegna, Roma, La Libreria dello Stato, 1953, p. 237;
V. Mossa, Architettura e paesaggio in Sardegna, Sassari, Carlo Delfino, 1981, p. 111;
"Repertorio", a cura di S. Pirisinu, in Le chiese nel verde. Architetture religiose rurali nella provincia di Sassari, Sassari, Amministrazione provinciale di Sassari, 1989, p. 171;
R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo '300, collana "Storia dell'arte in Sardegna", Nuoro, Ilisso, 1993, sch. 155 [1];
R. Coroneo, Chiese romaniche della Sardegna. Itinerari turistico culturali, Cagliari, AV, 2005, p. 36.