L'area archeologica è raggiungibile dalla SS 131 Sassari-Cagliari: all'altezza del km 114,300 si trova il bivio, segnalato da cartelli, per giungere al complesso. Il contesto ambientale Il sito è localizzato geograficamente nell'altopiano basaltico di Abbasanta, nella Sardegna centro-occidentale, presso il santuario campestre di Santa Cristina. Descrizione Santa Cristina costituisce una delle più importanti aree sacre della Sardegna nuragica. Il complesso comprende due settori, a NE e a SO, separati dalla chiesa con le sue "cumbessias" (non anteriore al XVIII sec.) . Il nucleo NE comprende il tempio a pozzo, la cosiddetta "capanna delle riunioni" con annesso recinto e una serie di altri ambienti. Il tempio a pozzo, orientato N/NO e S/SE, è costituito da un atrio, una scala discendente e una tholos sotterranea che custodisce la vena sorgiva. Ancora oggi dagli interstizi della muratura della camera filtra l'acqua sorgiva, particolarmente abbondante nell'inverno-primavera Dell'elevato del pozzo residua soltanto il profilo di pianta che, peraltro, non sembra riflettere pienamente il disegno originario. La parte medio-superiore della scala è interamente di restauro. Le strutture emergenti, limitate al muro perimetrale a forma di serratura di chiave con bancone-sedile (forse più tardo), includono l'atrio rettangolare ed il tamburo del pozzo. Il tutto è racchiuso da un recinto ellittico (m 26 x m 20) con ingresso volto a N/NO, che separa il tempio dalle altre strutture del santuario. Il vano scala, di pianta e sezione trapezoidale (larghezza a fior di suolo m 3,47; larghezza all'ultimo gradino m 1,40), ha una profondità complessiva di circa m 6,50. La scala è costituita da 25 gradini ed è coperta da un soffitto gradonato che riproduce una sorta di scala rovesciata. La tholos, molto affusolata, è magistralmente costruita con filari di blocchi basaltici di media grandezza con faccia a vista sbiecata. L'anello più alto è privo di chiusura. La "capanna delle riunioni", situata ad O del tempio, è circolare (diametro m 10) e si conserva per un'altezza massima residua di m 1,70. L'interno, è pavimentato con ciottoli e presenta un sedile anulare. A ridosso dell'ambiente sono presenti vani a pianta quadrata, rettangolare e circolare, che avanzano per pochi filari, da interpretarsi come alloggi degli addetti del culto e dei pellegrini e come botteghe collegate col mercato che doveva tenersi in occasione delle solennità religiose. Gli scavi del tempio hanno messo in luce bronzi siro-palestinesi della fine del II-inizi del I millennio a.C. e fibule bronzee ad arco semplice ed a sanguisuga del IX e VII sec. a.C., che testimoniano la vitalità commerciale dell'area sacra. La navicella bronzea segnalata dal Taramelli era invece collegata con la favissa del tempio. Il pozzo sacro è probabilmente da collocarsi nel Bronzo finale, verosimilmente nell'XI sec. a.C. In età tardopunica il santuario fu consacrato a Demetra e Core, come testimoniano gli ex voto fittili a testa di dea "kernophoros" e le figure muliebri ammantate, ed in età tardorepubblicana a Cerere. Il settore SO, distante circa 200 m dal precedente, presenta un nuraghe e strutture abitative di varia cronologia. Il nuraghe è monotorre (diametro esterno m 13;altezza residua m 6) con scala e nicchia d'andito. È costruito con blocchi di basalto appena sbozzati. La camera (diametro m 3,50) presenta tre nicchie disposte a croce e conserva ancora intatta la volta a ogiva. Intorno al nuraghe si rilevano le tracce dell'abitato, in particolare tre capanne allungate di incerta cronologia.